…Assaggiandolo, ben pochi possono essere i dubbi sulla madre, quella Barbera che ama lunghe maturazioni al sole e che conferisce all’Albarossa la sua acidità vibrante.
Oggi vorremmo parlare dell’Incrocio Dalmasso XV-31. No, non si tratta di un buco nero o di un quasar supermassivo di recente scoperto (anche se per quanto riguarda i nomi di buchi neri, possiamo ammettere che Dalmasso XV-31 sarebbe veramente azzeccato). Incrocio Dalmasso XV-31 è il nome scientifico di un vitigno a bacca rossa che cresce nel Monferrato, meglio noto come Albarossa (Eh si, per tutti i fan dei film di azione americani degli anni ’80 Albarossa si traduce proprio in Red Dawn!!!)
L’idea alla base dell’Albarossa era (probabilmente) quella di dare vita a un incrocio tra i due principali vitigni piemontesi la Barbera e il Nebbiolo. Grazie alla straordinaria vocazione di queste terre, il risultato non è stato quello di un “Frankenstein vinicolo”, bensì un vino capace di centrare appieno l’animo enologico di questa Regione.
Circa ottanta anni fa, nel 1938, il professor Giovanni Dalmasso, professore dell’Università di Torino e rispettato ampelografo, decise di realizzare vari incroci genetici tra diverse varietà di uva. Tra di esse compariva appunto l’Incrocio Dalmasso XV-31, tramite cui sembrerebbe che egli volesse dare vita a una sorta di cugino prossimo della Barbera e del Nebbiolo, nella speranza di fondere tra sè le già eccelse qualità di entrambi.
A lungo dimenticati, questi lavori furono riportati alla luce circa cinquant’anni dopo dal Professor Mannini, del Centro nazionale di ricerca di Torino, il quale decise di riprendere il lavoro compiuto da Dalmasso anche sul quel “famoso” Incrocio Dalmasso XV-31. La storia successiva ci racconta che l’Albarossa venne prima incluso ufficialmente nel registro nazionale delle varietà di vite (1977) e successivamente (2001) in quello dei vigneti idonei alla coltivazione in Piemonte. Fu da allora che iniziò la sua graduale ma inarrestabile conquista delle colline vitate delle province di Asti, Alessandria e Cuneo.
Assaggiandolo, ben pochi possono essere i dubbi sulla sua parentela con la Barbera, vista la reciproca passione per delle lunghe maturazioni al sole, che conferiscono ad entrambi una vibrante acidità. Alla pari della Barbera anche il nostro vitigno mostra una buona vigoria e un’elevata fertilità.
Se invece ci concentriamo sul contributo del Nebbiolo, troviamo bacche piccole e sottili, con un ricco corredo di antociani. Ricco di zuccheri, che si traducono in un corposo e dal buon tenore alcolico. In cantina l’Albarossa mostra tutta la sua attitudine all’invecchiamento, non importa in quale botte.
Il risultato è un vino di color rubino, con intense tonalità viola. Il suo bouquet è complesso e intenso, con note floreali e frutti di bosco. L’Albarossa mostra un’elegante speziatura, caratterizzata da sentori di tabacco. Il suo ingresso in bocca è vellutato, grazie al suo corpo ricco e pieno. Sempre presente è la sua vena acida, che conferisce al vino vivacità e struttura. Proprio questa caratteristica lo rende un vino duttile in fatto di abbinamenti, anche se, da buon rosso, predilige quelli con piatti strutturati come carni, arrosti e formaggi.
La storia dell’Albarossa è così iniziata con il tentativo di combinare l’eleganza e la potenza del Nebbiolo, con la freschezza e la versatilità della Barbera. Missione che, dopo 70 anni, possiamo dire che il nostro vino sia stato in grado di portare a termine, senza sparare neppure un colpo di fucile!!