“Casa dolce casa” disse la Barbera rivolgendosi al suo Monferrato.
Riavvolgendo il nastro della mia esperienza nel Monferrato, il mio penultimo compito è di tornare con la mente al vino con cui tutto è iniziato: la Barbera d’Asti.
La prima cosa che voglio dirvi è la stessa che ho detto ad un gruppo di giornalisti e produttori di vino italiani nel corso di una degustazione: questa non è semplicemente un’uva popolare, è un’uva pazzescamente, insondabilmente popolare. La Barbera è la terza varietà a bacca rossa, destinata a vini di qualità, più piantata in Italia. Questo è un dato importante, se si considera che l’Italia compete ogni anno per il primato di maggior produttore di vino al mondo.
Nonostante tale vitigno non sia, al di fuori dei confini italiani, comunemente allevata in Europa, la incontriamo invece spesso nel resto del mondo. L’emigrazione italiana ha infatti portato la Barbera in Argentina, Uruguay e Brasile. È stata piantata anche in Australia, nella West e nella East Coast americana, persino in Sud Africa. C’è addirittura un festival interamente dedicato alla Barbera, ospitato ogni anno nella contea di Amador, in California, dove un’ottantina di aziende portano in degustazione i loro vini davanti ad un pubblico di appassionati.
Lo scorso gennaio ho personalmente visitato Israele per la prima volta, ed ho assaggiato la Barbera israeliana. E non solo una, bensì tante. Questo a dimostrazione che essa è proprio quel tipo di uva, versatile, food friendly, capace di viaggiare, a cui viene concessa quella popolarità solitamente riservata alle pop star.
Ma nonostante la Barbera si senta a suo agio un po’ ovunque nel mondo, c’è un solo posto che considera come la sua vera casa. E se ho imparato qualcosa dal mio viaggio in Piemonte, è che la vera patria della Barbera è il Monferrato, tra le cui colline è nata e cresciuta.
Intendete bene: non è che le Barbere fatte in giro per il mondo non siano buone. In molti casi, sono molto, molto buone, a testimonianza di quanto quest’uva vivace riesca a sposarsi con differenti climi e suoli. Però è solo nel Monferrato che la Barbera rivela i suoi veri colori, passando dalla sua più affabile e vibrante personalità fruttata alle sue declinazioni più longeve, coinvolgenti, speziate e complesse. Bere una Barbera d’Asti (specialmente se ci troviamo ad Asti) è come guardare una squadra di calcio che domina sul campo di casa, di cui conosce ogni singola zolla, acclamata da un pubblico entusiasta.
Dopo aver messo piede nella patria della Barbera, mi viene da pensare seriamente che il motivo per cui essa viaggia con tanta facilità, restituendo ovunque prodotti di qualità, è proprio perché proviene da queste colline. Come se la Barbera portasse con sé un pezzo dell’anima monferrina, ricreandola ovunque si fermi per essere coltivata. Un uva che viaggia con un passaporto ormai pieno di visti d’ingresso, il cui indirizzo è Asti.
Poche varietà a bacca rossa mostrano una tale capacità di girare il mondo senza intaccare il proprio legame con il territorio di origine. Potete infatti viaggiare in ogni parte del mondo enoico, incontrando la Barbera ovunque; ma per farvi trasportare, in maniera quasi istantanea, nello spirito di un bellissimo angolo del pianeta come è il Monferrato, non c’è che da prendere una bottiglia di Barbera d’Asti, trovare un cavatappi, e godere di quello che ho scoperto essere uno dei luoghi più puri e coerenti che il mondo del vino possa offrire.